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INDOCINA
(INDOCHINE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 marzo 1992
 
di Régis Wargnier, con Catherine Deneuve, Vincent Perez, Linh Dan Pham, Jean Yanne (1992)
Melodramma esotico, al servizio di Catherine Deneuve, sull'inizio della fine del colonialismo. Siamo infatti negli Venti- Trenta, in quella terra di francesi all'estero che finirà per chiamarsi Vietnam: sulle rive del Mekong la Catherine con i soliti tailleurs, ma che nell'impresa sembra crederci per davvero: è la figlia di un latifondista francese, rimasta sola a tirare innanzi con la piantagione. Con la sua fede che finisce per determinare il film: conferendogli un'energia che altrimenti non avrebbe avuto.

Contraddittorio. Da un lato quel sapore di "déjà vu", da una forma all'americana, meglio ancora dal massimo reperibile nel genere, quello alla David Lean. I grandi affreschi orientali (IL PONTE SUL RIVER KWAI), il the con maharaja di A PASSAGE TO INDIA, e naturalmente i foularini nel deserto sulla divisa del mitico LAWRENCE OF ARABIA.Ma, anche, più umilmente, tutto un cinema dell'esotismo romanzato, magari soltanto nel Sud profondo di VIA COL VENTO. Contradditorio. Perché tutto questo che si potrebbe anche chiamare accademismo finisce per trasmettere delle idee quasi nuove: Catherine Deneuve, rimasta sola, adotta una bimba indigena. Questa, da grande, gli ruberà il fidanzato: ma, soprattutto si farà rivoluzionaria con le benedizione - o quasi - di mammà.

Qualcuno ha detto che INDOCINA è il primo film pro-comunista del cinema francese: diciamo che è uno dei primi progressisti, espressi con un'estetica che si potrebbe definire borghese. Nel romanzone ci sono tutti gli elementi di dovere: i latifondi dei coloni ed il lavoro forzato degli indigeni, la connivenza fra i francesi e l'aristocrazia locale, la presenza della polizia e dell'armata, le diverse gerarchie del potere e della sopraffazione, tra gli europei, e tra gli indigeni. La repressione dei primi moti nazionalistici che conduce all'avvento del comunismo. Tra le immagini patinate di INDOCINA questi elementi sono pur sempre puntualmente sottolineati.

È ben vero che Marguerite Duras era in altre faccende affaccendata: ma nell'Indocina di L'AMANTE (al quale non si può evitare di riferirsi qui) Jean-Jacques Annaud passava il tempo alla ricerca di Rolls-Royce d'epoca.

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